martedì 27 marzo 2012

venerdì 15 gennaio 2010

Uragano su Forte dei Marmi




Capitolo 1
Uragano su Forte dei Marmi...


Albert salutò dolcemente Rosa e la tranquillizzò con la promessa che l’avrebbe aiutata. L’accompagnò alla macchina e s’incamminò verso la sua.

Non fece tempo a vedere l’auto di Rosa allontanarsi che nel cielo si scatenò un uragano e su Forte dei Marmi e la Versilia tutta, cominciò a piovere come se fosse il diluvio universale. Meno male che si era portato l’ombrello.

Raggiunse velocemente la macchina, che aveva posteggiato sul viale a mare, ma quando fu arrivato, anziché salirci subito, con la coda dell’occhio vide il pontile, che come un’autostrada, si proiettava lungo e diritto in mare.

Chiuse la macchina e si avviò sotto l’acqua verso il pontile.

Il pontile di Forte dei Marmi era una figura Vittoriana che era appena stata ristrutturata e profumava ancora di cemento nuovo.

La sua sagoma si estendeva maestosa per oltre duecento metri in mare aperto e quel giorno si scorgeva appena. Le onde del mare passavano da una parte all’altra del pontile, risucchiando tutto quello che c’era sopra.

Sarebbe stato un azzardo avventurarcisi e Albert ci si fermò davanti, immerso nei suoi pensieri.

Non riusciva a togliersi dalla testa il volto di Rosa interamente coperto dalle lacrime e quell’uomo così cattivo, autore di una tale ignomìnia, che faceva una gran brutta pubblicità all’universo maschile.

Continuava a domandarsi come avrebbe potuto mantenere la promessa che aveva fatto alla ragazza. Continuava a ripetersi che doveva fare qualcosa. Già, qualcosa. Ma cosa?

Restò in piedi davanti all’ingresso del pontile per oltre dieci minuti, a guardare le onde che s’infrangevano tra gli scogli, che ogni tanto si avvicinavano maestose e lo spruzzavano di acqua salata.

Le sue scarpe erano zuppe e l’ombrello cominciava a dare segni di cedimento, merito anche del vento, che nel frattempo si era alzato e dava alla pioggia un taglio trasversale che rendeva inutile avere una qualsiasi copertura.

Guardò per l’ultima volta il mare agitato e si voltò, come per tornare indietro. Raggiunse in fretta la Porsche Boxster parcheggiata sul viale e dopo essere entrato, si adagiò sul sedile, rilassando ogni muscolo del suo corpo.

Chiuse gli occhi in cerca di riposo e si lasciò andare.

Passò qualche minuto nel più profondo silenzio, immerso nei suoi pensieri, disturbato solo dal rumore della pioggia sulla carrozzeria.

Poi apri gli occhi e all’improvviso, l’idea! Si era come manifestata in maniera divina nella sua mente, come se una forza misteriosa gli avesse aperto una porta dietro alla quale trovare la soluzione al problema che tormentava Rosa.

la storia di Albert e di Rosa continua nel prossimo post...



domenica 10 gennaio 2010

Il segreto di Rosa



Capitolo 1
Il segreto di Rosa...

Continuando a singhiozzare, Rosa annui ed Albert si sedette di nuovo nella sedia, questa volta con il corpo spostato in avanti, quasi sulla punta, continuando a tenere la mano sinistra di Rosa tra le sue.

Rosa fece un grosso respiro affannoso e poi disse: "Che cosa vuoi sapere?"

"Intanto dimmi da quanto tempo va avanti questa storia".

Rosa lo guardò con i suoi occhioni ancor pieni di lacrime, deglutì e poi disse: "Quasi dall’inizio. Il primo mese andò bene, lui era puntuale nei pagamenti e mi trattava anche con gentilezza. Poi…".

La voce di Rosa si strozzò di colpo e il suo volto scivolò verso il basso. "Poi cosa. Poi cosa è successo!" Replicò Albert.

Scese il silenzio. Rosa rimase impietrita per qualche minuto, continuando a tenere sempre lo sguardo verso il basso, come se avesse vergogna di incrociarlo con quello di Albert.

Lui, che aveva studiato il linguaggio del corpo, aveva capito che Rosa nascondeva qualcosa. Ma cosa poteva turbarla di così grave, per ridurla in quello stato?

Albert tornò alla carica e inginocchiandosi davanti a Rosa, con dolcezza le disse: "Ehi, non ti fidi di me?" "Si che mi fido". Rispose Rosa con un filo di voce, sempre con la testa bassa.

"Allora devi dirmi tutto, solo così posso cercare di aiutarti. Solo sapendo come stanno le cose veramente, posso provarci", aggiunse Albert alzandole il viso pieno di lacrime e asciugandogliele con un fazzoletto.

A poco a poco, Rosa smise di singhiozzare. Guardò Albert negli occhi e poi, gettandosi al suo collo e stringendolo forte, gli disse, con voce tremante: "Poi, poi sono diventata la sua amante".

Albert sobbalzò. La spinse in avanti con le mani e la guardò negli occhi: "Come la sua amante? Ci sei andata a letto? Sei andata a letto con quel verme…"

"Oh, Albert" singhiozzò Rosa, "All’inizio non era così. Era gentile, dolce, paziente. Mi ha fatto sentire una donna importante, mi ha detto che si era innamorato di me. Io avevo bisogno di uomo che mi tenesse tra le sue braccia, che mi amasse, e lui era lì, pronto a trattarmi come una regina. Non avevo mai trovato un uomo che mi trattasse così. Nemmeno Stefano, nei primi anni del matrimonio. Nel giro di pochi giorni è scoppiata tra di noi la passione ed io credevo veramente che mi amasse".

Rosa si riprese un poco, complice anche la capacità di Albert di saperla ascoltare e aggiunse:

"Poi, dopo le prime due/tre settimane è cambiato, diventando scontroso quando mi vedeva in agenzia e, soprattutto, non volendomi più incontrare in privato. L’ho cercato tante volte per una spiegazione e lui si è sempre negato. Mi ero fidata, credevo fosse diverso, avesse intenzioni serie. Che stupida che sono stata".

Riprese fiato e aggiunse: "Poi sono cominciati i ritardi nei pagamenti. Gli ho chiesto una spiegazione, e lui mi ha minacciata, mi ha chiaramente detto che non mi conveniva lamentarmi e neppure andare dai sindacati".

Rosa scoppiò di nuovo a piangere e con voce tremante, aggiunse: "Mi ha detto che se me ne fossi andata dal lavoro o se gli avessi creato dei guai, mi avrebbe sputtanato in giro, avrebbe raccontato a tutti che puttana sono… oh, Albert, ma io mi ero fidata di lui. Credevo fosse diverso, credevo mi amasse veramente".

Tenendosi le mani tra la testa, continuava a ripetere: "Cosa ho fatto, cosa ho fatto di male perché tutte le persone che incontro sono così cattive con me".

"Non tutte" aggiunse Albert, abbracciandola forte, "non tutte".

Improvvisamente ad Albert apparve tutto così chiaro.

Lui, il bellimbusto, tutto sommato anche attraente, si era approfittato di una donna giovane e sola, in evidente difficoltà emotiva. L’aveva usata, l’aveva illusa, ci aveva fatto i suoi porci comodi e poi l’aveva sfruttata, con l’arma dell’odioso ricatto.

Era come se sentisse le sue parole riecheggiare nell’aria:

“Se ti lamenti o lasci il lavoro, io dico a tutti che sei una puttana e una settimana dopo che sei venuta a lavorare da me, ti sei fatta scopare”.

Quell’uomo meritava una lezione.


Continua a leggere la storia di Albert e di Rosa nel prossimo post e lasciami un commento...

venerdì 8 gennaio 2010

Sotto sotto, gli piaceva...



Capitolo 1
Sotto sotto, gli piaceva...


"Ciao bellissima, come stai" - disse Albert a Rosa e continuò - "Mamma mia che brutta faccia che hai, dormito male, vero?"

Rosa lo guardò, fece una mezza smorfia di sorriso come lei solo sapeva fare e gli rispose subito per le rime:

"Stai zitto, non me ne parlare. E’ stata una nottata pessima e ancor più pessima è stata la giornata di ieri. Per non parlare di tutta la settimana. Dio mio, come vorrei che fosse già la fine del prossimo mese".

Albert chiamò il cameriere ed ordinò due caffè, specificando: "Un caffè macchiato per me, un bicchiere di acqua naturale ed un orzo in tazza grande per la signora".

Rosa lo guardò sorridendo e aggiunse: "Quanto tempo è passato? Un anno? Eppure ti ricordi ancora dei miei gusti"?!

"Già". Aggiunse Albert con un sorriso e un tono gentile e incominciarono a parlare dei vecchi ricordi, di come si erano conosciuti casualmente, quando lui faceva il consulente per un grosso franchising immobiliare e supervisionando il lavoro di un agente della stessa catena a Camaiore, una piccola città nella Versilia interna, aveva conosciuto Rosa che cercava lavoro.

Ad un certo punto Albert, sorseggiando il caffè, guardò Rosa negli occhi e le disse:

"Senti, cara fanciulla, non credo che tu mi abbia invitato questa mattina, prossima al diluvio universale, a prendere un caffè solo per parlare di come ci siamo conosciuti, giusto? Qual è il problema che ti assilla"?

Rosa apprezzava tantissimo la capacità di Albert di arrivare subito al nocciolo, a sviscerare i problemi. Albert non faceva tanti giri di parole, affrontava i problemi della vita e cercava subito di dare una soluzione ad ogni cosa.

Sospirò e penso tra sé e sé:

“magari lei fosse stata come Albert, capace di affrontare i problemi in quel modo così diretto, così sicuro, magari”.

Rosa ammirava Albert, lo stimava e sotto sotto gli piaceva anche. Non aveva mai avuto il coraggio di dirglielo apertamente, né tantomeno di manifestarglielo come solo sanno fare le donne.

Ogni tanto faceva qualche battutina, ma niente di più. Albert la lasciava cadere puntualmente nel vuoto. Del resto, lui, la considerava solo un’amica. Solo una grandissima amica.

"Vedo che arrivi subito al dunque", rispose Rosa. "Bene, ho un problema".

"Ohhh, hai un problema", la schernì Albert. "Ma non mi dire, sai che non me n’ero accorto"?

Albert si fece improvvisamente serio e con un tono di voce gentile e persuasivo, aggiunse: "Dai, dimmi cosa ti turba".

Rosa cominciò a raccontare ad Albert del suo problema sul lavoro; di quel datore che oltre a sfruttarla, la trattava male e per giunta, non la pagava neppure.

Era un mese e mezzo che aspettava l’ultimo stipendio. Albert ascoltò in religioso silenzio, annuendo di tanto in tanto, senza mai spostare lo sguardo dagli occhi di Rosa.

Ad un certo punto, lei non riuscì a fermarsi e scoppiò a piangere. Era un fiume in piena. Da quando la conosceva, Albert non aveva mai visto Rosa piangere.

Era la lontana parente della Rosa forte, decisa, temprata dalla vita. Evidentemente, il saper di essere al sicuro con Albert, aveva permesso alla ragazza di allentare le sue barriere difensive e di sfogarsi.

Albert si alzò dalla sedia e mentre Rosa restò seduta, l’abbracciò teneramente, cominciando ad accarezzarla dolcemente. La testa di Rosa era appoggiata sul fianco sinistro di Albert ed il volto interamente coperto dalla folta chioma dei ricci capelli.

La fece calmare, continuando a tenerla abbracciata e carezzandole la testa per almeno cinque minuti. Poi s’inginocchiò davanti a lei, le prese entrambe le mani nelle sue e le disse:

"Il problema è serio, ma tu stai tranquilla, ti aiuterò a trovare una soluzione. Ho alcune domande da porti, ce la fai a rispondermi"?

Continuando a singhiozzare, Rosa annui...



la storia di Albert e di Rosa continua nel prossimo post, lasciami un commento...

giovedì 7 gennaio 2010

Il problema di Rosa...

Capitolo 1
Il problema di Rosa


Rosa sognava di lasciare la zona della Versilia, piena di brutti ricordi per lei e tornare in Friuli, dai suoi nonni. Ma era inutile, senza i soldi, non sarebbe potuta andare da nessun’altra parte.

Eppure lavorava, lavorava come una matta, senza mai risparmiarsi. Macinava chilometri e chilometri a piedi, alla ricerca di case da poter far vendere nell’agenzia immobiliare in cui lavorava, ma tutti i mesi aveva il solito grande problema: chiedere i soldi al suo principale!

Lui, il suo principale, era un “gran figlio di buona donna”. Viscido, arrogante e non perdeva occasione per trattarla male.

Mai un complimento per il lavoro svolto, mai un grazie per le ore fatte in più, mai un premio. Anzi, ogni volta che doveva pagarle lo stipendio trovava delle scuse per rimandare. Una volta un motivo, una volta un altro, una volta un altro ancora, ecc.

Così, Rosa, si ritrovava a fine mese a dover ancora percepire lo stipendio del mese precedente. Quindici giorni, venti giorni, persino trenta giorni di ritardo. Messi insieme, diventavano un ritardo cronico, abitudinario. Tutti i mesi la solita storia, ormai da due anni, da quando Rosa aveva trovato lavoro da quel verme.

Aveva resistito sino ad allora per il bene di Alice, seppur in ritardo, quei seicento/settecento euro che riusciva a racimolare ogni mese, erano comunque importanti. Uniti, poi, agli altri 500 euro che percepiva come cameriera e tuttofare nei week-end, diventavano fondamentali per garantire alla bambina un minimo di tenore di vita.

Ma a parte l’essere sottopagata per la mole di lavoro che svolgeva, i ritardi nei pagamenti cominciavano ad allungarsi sempre di più e lei non riusciva a far fronte alle normali spese di affitto con regolarità.

Rosa capiva che aveva assolutamente bisogno di una buona dose di coraggio. Capiva che aveva assolutamente bisogno di un aiuto e quel giorno, decise pertanto di chiedere aiuto ad Albert.

In realtà credeva solamente che Albert potesse limitarsi ad ascoltarla, a darle una buona parola, una pacca sulle spalle. O magari qualche buon consiglio, come del resto aveva già fatto proprio quando lo conobbe. Come soltanto Albert sapeva fare.

Così, quella mattina, si ritrovarono al bar, a prendere un caffè insieme.

Quando Rosa arrivò, il vento si era quasi calmato e il colore del cielo, nero come la notte, non prometteva nulla di buono. Albert si alzo dalla sedia, al tavolino dell’angolo del bar che aveva scelto e le andò incontro per salutarla.

Aveva un modo di fare molto cavalleresco, che piaceva a Rosa, piaceva a tutte le donne che incontrava...

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mercoledì 6 gennaio 2010

L'incontro con Rosa...


Capitolo 1
L'incontro con Rosa

Aveva un feeling particolare con le donne. Non soltanto riusciva a capirle, a comprenderle, a tranquillizzarle; riusciva persino ad aiutarle. Era capace di metterle in uno stato d’animo positivo con una semplice battuta o con il suo sorriso.

Tutte quelle che lo conoscevano lo consideravano una sorta di “antidepressivo umano” e lo cercavano in continuazione. E Albert non si tirava mai indietro, sempre disponibile, sempre pronto a dare un consiglio, sempre affabile con tutte.

Più di una volta avevano scherzosamente pensato di reinventarlo “pillola” da vendersi in farmacia.

Era così capace, che la stessa Rosa, ogni qualvolta aveva un problema, un momento di difficoltà, chiamava Albert e gli chiedeva di ascoltarla, anche solo per cinque minuti. Semplicemente di ascoltarla.

Albert e Rosa s’incontrarono in un bar di Forte dei Marmi. Albert arrivò puntuale, almeno cinque minuti prima, com’era suo solito fare. Rosa arrivò trapelata, ancora una volta in ritardo.

Il suo modo di fare era classico: partiva all’ultimo minuto, arrivava all’ultimo minuto, faceva le cose all’ultimo minuto. Questa era Rosa, nel bene e nel male, nel corso di tutta la sua vita.

Rosa era una dolcissima ragazza di trentadue anni, madre di Alice, una splendida bambina di sei. Stefano, il padre di Alice, aveva lasciato lei e Rosa quando la bambina aveva poco più di un anno, abbandonandole per una ballerina di lap dance.

Quel porco non le faceva avere neppure un misero euro mensile, si era come volatilizzato. Era completamente sparito e Rosa lo aveva ormai cancellato dalla sua vita.

Da quel giorno di cinque anni fa, si era rimboccata le maniche e provvedeva in tutto e per tutto ad Alice. Le faceva da mamma ed anche da papà. E soprattutto, svolgeva contemporaneamente due lavori.

Lavorava in un pub nei fine settimana la sera, come cameriera, e la mattina “cercava” case in vendita per un’agenzia immobiliare.

Rosa non era eccessivamente bella, direi una bellezza normale. Era alta un metro e settantasei, slanciata di corpo, con una folta chioma riccia in testa e un sorriso fantastico stampato sul volto.

Un sorriso particolare, unico, che le illuminava il viso sin dai primi minuti del mattino. Era un piacere incontrarla quando stava bene; era un piacere vederla sorridere.

Quel giorno Rosa era meno solare del solito. Un grosso problema le annebbiava la vista e soprattutto, le anneriva il volto. Lo oscurava completamente, decisamente lo oscurava. Facendole sparire quel sorriso stupendo dal viso. Che peccato!

Rosa aveva passato tutta la settimana a cercare di capire come poter fare, come poter risolvere quel dannato problema che l’angustiava e le creava non poche preoccupazioni per il futuro, suo e di Alice e una forma di attrito.

Attrito dentro di sé, perché era qualcosa che sapeva di dover fare, di dover affrontare, prima o poi. Ma che era difficile in base ai suoi valori. Che le creava non poche preoccupazioni, perché quel problema creava, a sua volta, altri problemi a cascata.

Si avvicinava la fine del mese e puntualmente, eccolo lì, il problema di Rosa tornava...

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martedì 5 gennaio 2010

Tutto ha inizio...

Capitolo 1
Tutto ha inizio


Era un martedì di una giornata uggiosa. Il cielo era grigio scuro, quasi nero e il vento spazzava il litorale, teneva a bada le nuvole. Si capiva che se si fosse calmato, sarebbe venuto giù una sorta di diluvio universale.

Quel giorno Albert si doveva incontrare con una sua cara amica. Non avrebbe mai immaginato, che quell’incontro, gli avrebbe cambiato la vita. Per sempre. E soprattutto, gli avrebbe aperto le porte verso una professione, un lavoro che lui non immaginava neppure di poter intraprendere.

Albert era un consulente e un formatore. Esperto nei rami delle tecniche di vendita e del marketing dei servizi turistici. Ma il settore dove eccelleva naturalmente, era la comunicazione.

Rosa, una cara amica conosciuta ai tempi di una consulenza con un grosso cliente nel campo del franchising immobiliare, gli aveva chiesto di poter parlare con lui. Nonostante la riluttanza di Albert di uscire con una giornata simile, lo aveva implorato. Aveva assolutamente bisogno della sua comprensione. Aveva bisogno della sua capacità di ascolto; della sua capacità di capire e comprendere gli esseri umani.

Tutti riconoscevano ad Albert una capacità unica: quella di saper ascoltare. Sapeva ascoltare molto bene, sia le donne che gli uomini e in maniera particolare, ascoltando le donne, aveva un feeling straordinario con loro.
Amava le donne, nel senso più letterale del termine. Le riteneva decisamente più capaci degli uomini e quando poteva, preferiva passare il proprio tempo con loro...

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